Un cane brutto ma intelligente
Buon lunedì a tutti! Questa settimana attraverso la poesia di Vincenzo Cherubini vi racconteremo un altro fatto reale. Come avrete notato, nei componimenti di Cherubini molti sono i racconti realmente accaduti, vissuti in prima persona o da altri. Scopriamoli!
Il cane intelligente: il racconto
L’episodio è stato raccontato da Roldano Lupi, amico dell’autore. Tale fatto si riferisce a un ortano che si vantava di avere un cane brutto, ma molto intelligente. Infatti, ci parlava continuamente e dai segni intendeva tutto ciò che la bestia voleva. E ne adduceva la prova: in particolare l’aveva messo a guardia del pollaio in un campicello vicino al Tevere. In quel periodo le piogge torrenziali fecero straripare il fiume, così che inondò le campagne circostanti. Quando egli si recò a verificare i danni, il cane, correndogli incontro, per iniziare si alzò sulle zampe posteriori e incrociò quelle anteriori davanti al muso, come se volesse dire “Mamma mia… che disastro!”
La poesia
C’era ‘n òmmino che dicèa a la gende
che c’ aveva ‘n cane tando ‘ntelliggende,
e ‘sto cane era come la fame brutto,
ma pperò co’ ccervello capiva tutto.
Diceva ‘st’òmmino proio a tutti quandi
che i’ccane parlaa co’ i’mmovimendi:
si cc’èa sete, la coda la tiraa su;
quanno aveva beuto, la mettèa ggiu.
Quanno c’ avèa fame e volèa magnà,
toccaa solo ‘m pochetto stallo a guardà:
si esso de prèscia movèa la zampetta,
volèa ‘m po’ de carne o ‘na porpetta.
Si la gamma la vedevi ‘m po’ arzata,
esso volèa fa ‘na bella camminata.
“Stai scherzanno, c’ho i’ccane ‘ntelliggende,
c’ha i’ ccervello più sviluppato de la gende!”.
‘St’òmmino poi ha riccontato ‘m ber fatto.
“Quello l’ho messo a guardà le galline,
pe’ difènnele de la gòrbe e le faine.
Mo du’ ggiorni ha piovuto senza smètte’ mai,
sò’ dovuto ‘nnà a vède’ i’ ddanni co’ ill’ occhi mii:
bèh, nun m’è venuto su ppe’ lo stradèllo,
camminanno su du’ zzamme come ‘n fijjarèlli?
Movèa le zzamme davandi a mmusetto,
“mamma mia, che gran casino!” me voleva dì,
e’ nfatti, quanno so rrivato da ccambetto,
sarvognuno m’hai da crèda’ era accosì”.
Traduzione
C’era un uomo che diceva alla gente
Che aveva un cane tanto intelligente,
e questo cane era brutto come la fame,
ma però con il cervello capiva tutto.
Diceva quest’uomo proprio a tutti quanti
che il cane parlava con i movimenti:
se aveva sete, la coda tira su;
quando aveva bevuto, la metteva giù.
Quando aveva fame e voleva mangiare,
bisognava solo starlo un po’ a guardarlo:
se lui velocemente muoveva la zampetta,
voleva un po’ di carne o una polpetta.
Se la gamba la vedevi un po’ alzata,
voleva fare una bella camminata.
“Stai scherzando, ho il cane intelligente,
ha il cervello più sviluppato della gente!”.
“L’uomo poi ha raccontato un bel fatto.
Quel giorno ho capito che era perfetto,
quando l’ho messo ha guardare le galline,
per difenderle dalle faine.
Per due giorni ha piovuto senza smettere mai,
sono andato a vedere i danni con i miei occhi:
beh non mi è venuto incontro per la strada,
camminando su due zampe come un bambino?
Muoveva le zampe davanti al musetto,
“mamma mia, che grande casino!” mi voleva dire,
e infatti, quando sono arrivato al campo,
non credevo mai che era così.