Una vecchietta all’ospedale e il termometro della guarigione.
Bentornati con il nostro immancabile appuntamento del lunedì: le poesie in dialetto ortano. Oggi vogliamo iniziare la settimana con la poesia “Na vecchietta su ill’ospedale” di Vincenzo Cherubini. Un componimento non solo molto bello, ma che descrive un fatto realmente accaduto. Scopriamolo insieme.
Una vecchietta all’ospedale: la storia
Prima di tutto è un fatto che risale al periodo in cui Vincenzo Cherubini prestava servizio con il ruolo di ausiliario presso il nosocomio di Orte, di cui è stato testimone. Si parla di un’anziana signora che fu ricoverata per forti dolori addominali. Come prima cosa era regola misurargli la temperatura. Per dirla in breve la donna, che aveva sempre avuto una buona salute e che fino allora non aveva mai visto un termometro, era convinta che lo strumento servisse a lenire il dolore. Per questa ragione si rifiutò di riconsegnarlo all’infermiere di turno, così che lo fece soltanto due giorni più tardi dopo numerose insistenze.
(dal libro “Zzòni ccanti e Zzombi là ppe’ Orte)
La poesia
‘Na vecchietta che gnette all’ospedale
pe’ ddolori de panza che c’ avéa,
poretta se sentiva tando male,
era la prima vòrda che ce ‘ nnàa.
E nun trovava nemmango i’ ppitale,
‘ttermometro quarcuno je ‘nfilaa
pe’ misurajje da ciùccico ‘mmale,
si la temperatura jj’ aumentaa.
E guardànnose ‘ntorno se ‘mpaurìa,
pareva ‘na torzona lì ‘mpalata.
Credènno che termometro guarìa,
lo tenne stretto tutta la giornata
e de riconzegnallo nun capìa,
je lo ridette dòppo ‘na nottata.
(tratta da “Zzòni Ccanti e Zzombi là ppe’ Orte)
Traduzione
Una vecchietta va all’ospedale
per dei dolori di pancia che aveva,
poverina si sentiva tanto male,
era la prima volta che ci andava.
E non trovava nemmeno l’ospedale,
il termometro qualcuno gli infilava
per misurargli la temperatura che aumentava.
E guardandosi in torno si impaurì,
sembrava una tontolona lì impalata.
Credendo che il termometro guariva,
lo tenne stretto tutta la giornata
e di riconsegnarlo non se ne parlava,
lo riconsegnò dopo una nottata.
La vecchietta: l’importanza del personaggio
Tale componimento ci consegna e ci spiega immagini di vita cittadina. Difatti alcuni nomi o meglio soprannomi di persone note a tutti, sono fissate con brevi e intense pennellate, anche solo per lasciare una traccia, ad esempio per dire che sono appartenute, un tempo, alla città di Orte. In altre parole non esisterebbe Orte senza gli abitanti e le loro storie. Ad esempio si parla delle antiche mura che non resterebbero mute, per non parlare dei personaggi descritti nei versi che sembrano nascere da quella rocca sul tufo, nel loro tenace, ostinato amore per un microcosmo che li salva, ma a volte un po’ rude come il dialetto.
Il dialetto, al pari della lingua, presenta una pluralità di forme. Infatti essendo una realtà viva e mutevole, è sottoposto a processi di cambiamento. Per questa ragione accanto a forme innovative o neologiche coesistono altre avvertite come arcaiche. Ho cercato di registrare fatti ed episodi, che non appartengono alla storia degli eventi memorabili o dei grandi della terra, ma della gente semplice. Ho voluto sperimentare lo stile “govoniano” (rosario a immagini), il quale, contribuisce a evocare in modo semplice, ma significativo, alcuni personaggi e luoghi.
(Vincenzo Cherubini)