Il giorno 29 agosto 1943 a Orte ci fu un bombardamento che causò la morte di 117 vittime civili. Era una tranquilla domenica, la città aveva un aspetto pulito fino all’ora dell’ultima messa, ora in cui l’allarme suonò. Ci furono tantissime urla e lamenti, si sperava che gli aerei fossero solo di passaggio. Ma non fu cosi.
Un po’ di storia
La zona di Orte scalo era sorvegliata dal radiolocalizzatore “early warning” della cellula tedesca ubicata a Tarquinia che fece suonare l’allarme aereo a Orte, mai bombardata in precedenza. Lo sgancio delle bombe avvenne contemporaneamente da parte di tutti i velivoli creando una strisciata a tappeto che seminò bombe da 1000 libbre. Fu una vera e propria strage.
Un urlo disumano squarciò l’aria, e boati enormi si successero; È L’INFERNO. Come scrisse Mario Pucci, al termine del bombardamento ci fu un gran sole, ma sembrava notte; l’atmosfera fu grigia e polverosa. I superstiti si sollevarono provando un gran desiderio di pianto. Alcuni uscirono dai cumoli di terra vivi, altri furono estratti dalle macerie. Oltre ottanta morti furono deposti nella chiesa miracolosamente intatta.
Orte non dimentica
Per non dimenticare mercoledì 29 agosto 2018, si è svolta una cerimonia religiosa e civile alle ore 18:30, con la deposizione di una corona d’alloro presso il monumento ai Caduti. Alla cerimonia erano presenti le autorità civili e militari, il sindaco di Orte, Angelo Giuliani, una rappresentanza del Consiglio Comunale, del Comitato Onoranze ai Caduti e le Associazioni di Combattenti, Reduci e d’Arma. Nel giorno della memoria i giovani di allora e di oggi sono esortati a creare i presupposti per una cultura di pace, in un periodo di troppi conflitti. Sono invitati a esprimere atteggiamenti di solidarietà nella comunità locale.
Ricordi del 29 Agosto 1943: di Angelo Pastura- Orte 18 Maggio 1977
Il terreno tremava sordamente
ed un tedesco, come noi bagnante,
uscì dall’acqua in modo ‘sì veemente
da destar la sorpresa in ogni astante.
E poi scomparve in men che non si dica
urlando a squarciagola: “flica! flica!
Quella parola, che pur io compresi,
per gli aerei esprimeva gran terrore
ma da inesperti lì noi fummo presi
da incosciente quanto ilar stupore.
Anzi, qualcun gli disse: “Sii sereno!
È il rumore del transito del treno!
Ciò perché eravamo alla “cannara”,
ove il foro non è troppo lontano,
per cui un treno avente grossa tara
poteva causar il rumore strano.
Qualcuno disse: Il “doic” ha ragione;
si vede il fumo sopra la stazione!
Allora di corsa allo scalo andai
ove vidi scene allucinanti;
sono scene che non ho scordato mai:
morti, macerie e urla laceranti!
Ma soprattutto nella bella chiesa
di morti ce n’erano un’estesa!
Cento e più corpi privi della vita
giacevano a terra senza bare.
Di tempo da quel giorno n’è trascorso
ma tutt’oggi persone “intelligenti”,
senza provar nell’animo rimorso,
con le guerre massacrano innocenti!
E’ l’atavico istinto di Caino
che trasforma l’uomo in assassino.
Foto di Copertina: Giulia Primieri